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Abusivismo edilizio e sfregio delle coste, gli illeciti aumentano. Cillo: «Le leggi ci sono, servono Comuni più efficienti»

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di Gaetano Gorgoni

LECCE – A inizio settembre, Legambiente ha pubblicato il suo report annuale “Mare Monstrum”, che mette in luce un’impennata di reati ai danni delle coste e del mare italiano: nel 2023 crescono circa del 30% gli illeciti accertati. «Il ciclo illegale del cemento, come evidenziano i dati, rappresenta la quota più significativa dei reati ambientali a causa, principalmente, della miriade di abusi edilizi che continuano a sfregiare l’Italia – spiegano i responsabili dello studio – Un assalto senza fine, un fenomeno devastante per lo sviluppo sociale, ambientale ed economico dell’intero paese che colpisce principalmente il Sud, in particolare le regioni a tradizionale insediamento mafioso, e le aree costiere, le perle estive del Belpaese. L’abusivismo edilizio lungo le coste, inoltre, fa da moltiplicatore dei fenomeni d’inquinamento, a causa degli scarichi diretti in mare degli immobili costruiti illegalmente». Un reato su due (50,3%) si concentra nelle 4 regioni a tradizionale “presenza mafiosa”, Campania (3.095 illeciti penali), Sicilia (3.061), Puglia (3.016) e Calabria (2.371), che guidano nell’ordine, come numeri assoluti, la classifica regionale, seguite dal Lazio (1.529 reati) e dalla Toscana (1.516).

In Puglia, il mattone selvaggio non risparmia nemmeno il Capo di Leuca, dove lo scorso 23 maggio i carabinieri forestali del Nucleo di Tricase hanno denunciato 9 persone per quattro casi di irregolarità. Nelle campagne di Salve è stata accertata la costruzione di un fabbricato di 80 metri quadri, con porticato e pavimentazione esterna, senza alcun titolo abilitativo (né permesso di costruire, né tantomeno autorizzazione paesaggistica). In un altro caso sono stati denunciati i due proprietari di altrettante piscine, con pavimentazione e muri perimetrali, costruite nella marina di Corsano (a Torre Specchia). Ancora: altre due piscine e 4 persone denunciate, sempre in agro di Corsano e un’altra piscina abusiva sul litorale di Gagliano del Capo. A poca distanza, i militari della Sezione operativa navale di Otranto, in collaborazione con la Guardia di finanza di Bari, hanno sequestrato quattro immobili e una piscina all’interno di una struttura turistica lungo la costa di Torre Sant’Andrea, realizzati senza regolari permessi edilizi.

L’INTERVISTA AL PROCURATORE GENERALE ENNIO CILLO

Il vice-procuratore generale Ennio Cillo è da poco tempo in pensione, ma non ha abbandonato il suo impegno civico: oggi si spende ancora nelle battaglie a difesa del patrimonio storico culturale salentino, dell’ambiente e del paesaggio con “Italia Nostra”. La sua lunga esperienza come magistrato impegnato nel settore ambientale (42 anni in prima linea) è ancora un prezioso bagaglio da mettere a disposizione della collettività.

Dottore Cillo, pensavamo che il periodo del «cemento selvaggio» fosse un brutto ricordo degli anni che furono, ma Legambiente ci dice che è ancora emergenza. Cosa sta succedendo?

«Di singoli casi, purtroppo, ce ne sono tanti, ma oggi ci dobbiamo chiedere perché, pur essendoci tante norme contro l’abusivismo edilizio e in reati ambientali, si fa fatica a bloccarli. Si fa ancora più fatica a recuperare il territorio e a effettuare le demolizioni».

Perché non riusciamo ad agire velocemente?

«A mio avviso, prima di tutte le amministrazioni locali e poi, in genere, le altre amministrazioni pubbliche non danno corso con un impegno adeguato a fenomeni di controllo e di prevenzione. Non voglio generalizzare, perché esistono alcune amministrazioni locali molto efficienti, che operano con i droni e sistemi di rilevazione e controllo telematico individuando sul territorio le modificazioni e intervenendo tempestivamente.  I corpi di polizia si stanno attrezzando per le rilevazioni anche nelle zone più impervie. Bisognerebbe provvedere a un controllo capillare: bisogna raggiungere una maggiore efficienza utilizzando i nuovi mezzi a disposizione».

Oggi, però, la burocrazia comunale non è solo troppo lenta negli iter autorizzatori e di controllo, ma anche in quelli di demolizione: certamente la dilatazione abnorme dei tempi non invoglia a fare bene le cose…Alcuni funzionari comunali sembrano vivere in un mondo senza tempo

«L’iter ordinario per le demolizioni non è adeguato, i tempi troppo lunghi, nonostante la necessità di intervento immediato. Il dirigente o il responsabile, quando accerta l’inizio o l’esecuzione di opere in violazione della disciplina urbanistica, in tutti i casi in cui le opere non siano sanabili, può immediatamente provvedere alla demolizione, prima che l’opera vada avanti. Questa è un procedura alternativa, già prevista dalla legge, che evita tutta la trafila dell’iter normale. Ci vuole, però, un controllo capillare del territorio, in modo da bloccare i lavori sul nascere, ripristinando i luoghi subito. Si tratta dell’articolo 27, comma 2, del d.P.R. n. 380/2001, che sanziona con la demolizione la realizzazione senza titolo di opere in aree vincolate. È possibile ingiungere e procedere direttamente al ripristino dello stato dei luoghi (incaricando subito la ditta per la demolizione). Questa norma sarebbe stata utilissima, ma è stata attuata pochissimo: le amministrazioni locali avrebbero dovuto, invece, organizzare un controllo capillare del territorio e agire con questo strumento legislativo veloce ed efficace».

Negli anni abbiamo riempito di cemento una parte consistente della costa, soprattutto al sud…

«Accanto alla norma di intervento immediato, nel caso l’ordine di demolizione non venga attuato, oltre ad acquisire al patrimonio del Comune, c’è l’articolo 31, comma 4 bis: il Comune deve irrogare una sanzione da 2mila a 20mila euro, da 20mila se si tratta di zone sottoposte a vincolo paesaggistico. Bisogna tenere presente che tutta la costa è vincolata. Pensate a quanto intascherebbe un ente locale ogni volta che qualcuno non metta in atto l’ordine di demolizione. Applicare queste norme dovrebbe essere tassativo per tutte le amministrazioni. Tutti i soldi ricavati da queste sanzioni sono da destinare alle demolizioni e alla creazione di nuovi spazi di verde pubblico. Spesso le demolizioni non si fanno per assenza di fondi, ma le leggi per reperirli ci sono. Anch’io, quando ero in procura, mi sono dedicato alle demolizioni e so che è impegnativo, ma gli strumenti per accelerare ci sono».

Torniamo sempre alla operatività degli enti territoriali: è da lì che bisogna ripartire, vero?

«Oggi i Comuni si sono limitati a situazioni tampone. Abbiamo visto quello che è successo con i parcheggi estivi a ridosso delle spiagge lungo tutta la costa salentina. Si arriva a giugno o a luglio e poi si fa un provvedimento d’urgenza. È intervenuto un decreto ministeriale, l’anno prima una legge regionale dichiarata incostituzionale (perché si dava il via libera per 180 giorni a parcheggi da 500 posti senza bisogno di valutazione di incidenza ambientale e parere paesaggistico, a patto che poi tutto ritornasse come prima). Ma questo dimostra che un impegno tempestivo e serio non c’è e ci si riduce ad agire in emergenza».

Oggi c’è una maggiore tutela legislativa anche per il paesaggio, vero?

«Sono stati introdotti nuovi delitti: l’articolo 518 duodecies del codice penale punisce chi distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o, ove previsto, non fruibili beni culturali o paesaggistici. Con questi strumenti legislativi, se si fa un controllo del territorio adeguato e gli uffici tecnici comunali sono in grado di agire celermente, allora si può ottenere un grande risultato nella lotta alla cementificazione selvaggia. Se non si dà la sensazione del rigore nel ripristinare i luoghi, allora non si arresta l’abuso. Il punto è la credibilità complessiva dell’intervento a tutela dell’ambiente e questo compito spetta a tutte le istituzioni».

Insomma, le leggi ci sono, ma bisogna sbloccare e velocizzare la macchina burocratica…

«Esattamente! Bisogna essere in grado di presidiare il territorio e intervenire tempestivamente con gli strumenti legislativi che già sono a disposizione della pubblica amministrazione. Recuperare aree verdi è un dovere nei confronti delle nuove generazioni. A Lecce sono state fatte delle demolizioni difficili, come quella della costruzione vicino all’Idume».

Emiliano ha fatto saltare Punta Perotti…Come giudica il lavoro regionale sul fronte della lotta all’abusivismo?

«Negli ultimi anni la Regione Puglia è stata meno determinata del passato».