TOSCANA – L’imperativo categorico è decarbonizzare più velocemente possibile: ogni anno perso significa un danno di miliardi in termini di risparmio energetico, ambiente e salute. L’Italia vuole accelerare sulla transizione ecologica ora che i fondi ci sono, ma tra il dire e il fare c’è la burocrazia e le lungaggini degli organi decisori. Oggi, alla Camera dei Deputati si è tenuta l’audizione dei rappresentanti dell’Enel sulle prospettive di sviluppo nei siti interessati dalla decarbonizzazione e produzione di energia elettrica (soprattutto a Brindisi e Civitavecchia). È tutto pronto per la transizione.
Alle ore 11.15, la Commissione Attività produttive, presso la Commissione Finanze, ha ascoltato, in videoconferenza, i rappresentanti di Enel sulle prospettive di sviluppo nei siti interessati dalla decarbonizzazione e dalla produzione di energia elettrica. Le prospettive sono rosee, ma i tempi sono poco chiari. Non si agisce, dunque, solo sui trasporti, ma anche sui grandi impianti come l’ILVA e sulle centrali elettriche. Per uscire dalla schiavitù dei fossili, altamente inquinanti, si possono usare tantissime energie pulite: eolico, fotovoltaico, idroelettrico e persino l’energia geotermica. Il problema posto da Legambiente è quello di avvalersi del gas come fonte di transizione, per gli ambientalisti si tratta di un pericoloso freno che utilizza una risorsa energetica contesa nel mondo e generatrice di conflitti, non ultimo quello in Ucraina. Per Legambiente è un’atra la strada da percorrere: bisognerebbe andare subito al dunque con un’accelerazione senza precedenti nella costruzione di grandi impianti di energia rinnovabile in tutto il Paese, con decretazione d’urgenza. Ma per il governo Draghi “il gas naturale è la fonte sostenibile ed efficiente necessaria ad accompagnarci nella transizione energetica, garantendo stabilità nel sistema elettrico nazionale e bilanciando la produzione intermittente delle energie rinnovabili”. Per questo motivo l’Italia sta investendo nella costruzione di nuovi impianti a ciclo combinato a gas che saranno i più efficienti d’Europa.
L’ENERGIA GEOTERMICA
L’energia geotermica, generata grazie al calore geotermico, causato da processi di decadimento nucleare di uranio, torio e potassio che avvengono naturalmente all’interno del nucleo, del mantello e della crosta terrestre, è una fonte rinnovabile al 100%. L’energia termica si accumula nel sottosuolo (ogni 100 metri di profondità la temperatura aumenta di circa 3°C), e fuoriesce sulla superficie terrestre grazie a vettori fluidi (acqua e vapore), che possono essere naturali o iniettati.
Esistono tre principali fonti di energia geotermica: quella da fonti idrotermiche (con centrali costituite da sacche di acqua calda, riscaldata dalle rocce bollenti) presenti sotto la superficie terrestre, a circa 1000/2000 metri di profondità; fonti geopressurizzate: sacche contenenti principalmente gas naturali a temperature relativamente basse ma con pressione molto alta, presenti tra i 2500 e i 9000 metri di profondità; fonti petrotermiche: in questo caso ad essere fonte energetica sono le rocce stesse, molto calde, che però, non possedendo nelle vicinanze un liquido che si riscaldi o si trasformi in vapore, vengono stimolate direttamente con l’iniezione di acqua fredda. Anche i tipi di centrale sono molto diversi.
Oltre alla geotermia ad alta entalpia (quella delle centrali) esiste anche quella a bassa entalpia: che usa il sottosuolo come un serbatoio. La Toscana è la regione italiana più all’avanguardia nello sfruttamento di questa nuova fonte energetica. La strada da fare è ancora lunga, me il sentiero è tracciato.