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Il contributo dell’agricoltura alla decarbonizzazione con l’agrivoltaico. Le opportunità del PNRR su questo fronte

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L’agrivoltaico è la nuova frontiera dell’agricoltura green, indipendente sul piano energetico e rispettosa dell’ecosistema. I pannelli fotovoltaici sono montati ad un’altezza da terra sufficiente per consentire pratiche di coltivazione convenzionali sul terreno sottostante. Per ricevere i contributi del PNRR questo tipo di impianto fotovoltaico deve garantire la proficua convivenza tra agricoltura e produzione di energia. La decarbonizzazione dei consumi energetici passa attraverso l’agrivoltaico, che consentirà di abbandonare progressivamente le fonti fossili per passare alle rinnovabili. Il RICA (Rete di Informazione Contabile Agricola) stima che i costi di approvvigionamento energetico a carico delle aziende agricole – includendo anche fonti fossili per carburante e combustibile – rappresentano oltre il 20% dei costi variabili, con percentuali più elevate per alcuni settori produttivi. L’unico modo per abbatterli è puntare sull’energia pulita. Il fotovoltaico apre nuovi scenari, anche sul fronte del risparmio idrico: è possibile, infatti, raccogliere l’acqua piovana utilizzando la superficie dei moduli, convogliando l’acqua raccolta con un conseguente risparmio energetico per l’approvvigionamento dell’acqua a fini irrigui.

L’agrivoltaico nasce per far convivere fotovoltaico e attività agricola, dopo gli anni di consumo di suolo agricolo scriteriato per piazzare distese di pannelli a terra. Gli impianti agrivoltaici “avanzati”, in particolare, (quelli che possono accedere agli incentivi statali) adottano soluzioni integrate innovative con montaggio dei moduli elevati da terra (con possibilità di rotazione dei moduli stessi) e prevedono la contestuale realizzazione di sistemi di monitoraggio per verificare l’impatto sulle colture, il risparmio idrico, la produttività agricola per le diverse colture e la continuità delle attività delle aziende agricole. Ma non basta, per accedere ai fondi del PNRR il parco agrivoltaico deve essere dotato anche di un sistema di monitoraggio che consenta di verificare il recupero della fertilità del suolo, il microclima (temperatura e umidità), la resilienza ai cambiamenti climatici. Il decreto agrisolare prevede fondi per acquistare e installare pannelli fotovoltaici sui tetti dei fabbricati per una potenza compresa tra 6 kWp e 500 kWp, con una spesa massima ammissibile per singolo progetto pari a 750.000 euro; per le aziende agricole del settore primario gli impianti fotovoltaici accedono ai contributi solo se l’obiettivo è quello di soddisfare il fabbisogno energetico dell’azienda e se la loro capacità produttiva non supera il consumo medio annuo di energia elettrica dell’azienda agricola, compreso quello familiare. Il PNRR, tra l’altro, mette in campo anche 1,1 miliardi di euro per incentivare con contributi a fondo perduto e tariffe incentivanti la realizzazione di impianti agrivoltaici sui terreni.