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In 5 si rivolgono alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo contro gli accordi sui combustibili fossili. Presentato il “Trattato contro la proliferazione delle fonti fossili”

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Sono 5 gli attivisti, tra i 17 e i 31 anni, che hanno deciso di sfidare le multinazionali e i governi per mettere in discussione gli accordi sui combustibili fossili dinanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. L’obiettivo è costringere i governi a ritirarsi dalla Carta dell’energia, che continua a proteggere i grandi produttori dei combustibili fossili. Gli attivisti europei puntano il dito contro un’energia non più sostenibile, che inquina il pianeta contribuendo al surriscaldamento globale.
La Carta dell’energia (Tce) protegge le compagnie di combustibili fossili anche sul piano economico, perché dà la possibilità di portare in tribunale i governi, nel caso le loro politiche di tutela ambientali diminuiscano i loro profitti. La società energetica tedesca Rwe starebbe facendo causa ai Paesi Bassi per i suoi piani di decarbonizzazione, chiedendo un compenso di 1,4 miliardi di euro. Ci sono guai all’orizzonte anche per le casse dello Stato italiano: la società britannica di estrazione “Rockhopper exploration” ha denunciato il governo italiano per aver vietato nuove trivellazioni vicino alla costa. Con l’accordo internazionale sull’energia, si aprono le strade alle richieste di risarcimento quando gli Stati bloccano trivellazioni o mettono a rischio i profitti delle multinazionali dell’energia fossile.

La Corte europea dei diritti non era mai stata  interpellata su un trattato che comprende circa 55 paesi, tra gli stati europei, il Regno Unito e il Giappone: con il Tce, tutte le compagnie che si occupano di combustibili fossili possono citare in giudizio i governi per la chiusura anticipata o la riduzione della produzione di impianti a carbone, petrolio o gas. La Commissione Europea si è resa conto di come sia contraddittoria questa tutela nei confronti dei produttori di combustibili fossili: il paradosso è che gli Stati rischiano di destinare risorse che dovrebbero servire alla transizione ecologica per “risarcire” chi si è riempito le tasche fino ad oggi per un mancato profitto futuro: ecco perché si lavora a una graduale eliminazione delle tutele. 

IL TRATTATO CONTRO LA PROLIFERAZIONE DELLE FONTI FOSSILI 

Questa mattina 22 Giugno ‘22 si è svolta alla Camera la prima presentazione italiana del “Trattato contro la proliferazione delle fonti fossili” che ha visto l’On. Giovanni Vianello promotore dell’iniziativa e primo parlamentare italiano firmatario del Trattato. “Ringrazio le organizzazioni Movimento Laudato Si’, Friday For Future Italia, Scientist Rebellion Italia, Extinction Rebellion Italia, Ultima Generazione e il team legale “Giudizio Universale” che hanno partecipato questa mattina alla prima presentazione italiana del Trattato” il commento del deputato Vianello a fine evento che prosegue: “Procedere ad una graduale ma decisa riduzione dell’utilizzo delle fonti fossili non è solo un desiderio ambientalista, ma è soprattutto un’esigenza ormai non più rinviabile visto anche l’enorme crisi climatica che proprio in questi giorni sta soffocando l’Italia da nord a sud creando una siccità senza precedenti”.

“Continueremo – conclude Vianello – a portare avanti il Trattato auspicando che sempre più Svolto oggi alla Camera la prima presentazione in Italia del Trattato contro le fonti fossili possano aderire al Trattato sottoscritto già da oltre 2750 scienziati, 1328 organizzazioni, 40 città e 150 milioni di persone in tutto il mondo compreso illustri sostenitori come il Dalai Lama.”