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La battaglia contro il cibo sintetico e per ripristinare il paesaggio salentino. Intervista al direttore Coldiretti Piccioni: “Ci vuole un miliardo per passare dalle parole ai fatti”

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PUGLIA – Il direttore di Coldiretti Pietro Piccioni combatte su cinque fronti: truffe ai consumatori, minaccia dei cibi sintetici (prodotti in laboratorio) e avanzata della Xylella, crisi energetica e crisi idrica.

Direttore, i cibi Frankenstein potrebbero arrivare sulle nostre tavole dalla porta principale, quella europea…

“La battaglia sul cibo sintetico è una battaglia di civiltà: non possiamo immaginare che qualcuno possa monopolizzare la produzione gastronomica in maniera così eclatante. C’è chi vuole mettere le mani sulle nostre tavole, imponendosi con un cibo a basso costo, di scarsa qualità, realizzato in laboratorio, che non sappiamo nemmeno se fa male o no. In questo modo si realizzerebbe la distruzione dell’agricoltura, che oggi avvia la stagione della sostenibilità e che cura il territorio e il paesaggio. Se oggi possiamo ammirare il giardino che è l’Italia, questo avviene perché c’è chi lo coltiva. Le nostre tradizioni e le nostre radici vengono valorizzate dall’agricoltura. L’uomo nasce cacciatore-raccoglitore e coltivatore. Immaginare di abbandonare i campi per qualcosa che si crea in laboratorio lascia molto perplessi. È un futuro che non ci appartiene sul piano culturale”.

In Puglia come ci stiamo muovendo contro le sofisticazioni e le imitazioni che abbassano la qualità del cibo tipico e dei vini Made in Italy?

“Noi stiamo denunciando tanti abusi. Sollecitiamo forze dell’ordine e Regione a intervenire quasi ogni giorno, segnalando importazioni di prodotti enogastronomici che tendono a ingannare il consumatore. Entrano in Puglia olii che qualcuno cerca di confondere con l’olio che viene prodotto sul nostro territorio. Le truffe sono tante. Dai vini ai formaggi: è una guerra continua ai nostri marchi e alle nostre produzioni, ma soprattutto un inganno contro chi consuma”.

Il cibo pugliese viene preso di mira dai sofisticatori. Troppi falsi prodotti pugliesi in giro, come mai?

“La Puglia ha prodotti di alta qualità, tanti DOP, IGP (identificazione geografica protetta), che sbancano all’estero. Anche i vini pugliesi subiscono contraffazione, sofisticazione, imitazione scorretta sul mercato internazionale e interno. I consumatori vengono confusi: in troppo pensano di mangiare e bere italiano o pugliese all’estero, invece ingurgitano prodotti taroccati e spesso anche pericolosi per la salute. Prodotti di origine dubbia, che un consumatore poco attento acquista, alimentando le truffe”.

Coldiretti ha spesso chiesto aiuto ai media per una buona informazione, vero?

“Noi chiediamo che si promuova la cultura del buon cibo, della Dieta Mediterranea (patrimonio dell’UNESCO), della salute e delle pratiche agricole sostenibili. Verdure, carne, pesce, ortaggi, olio, frutti e vino di qualità. L’equilibrio crea sostenibilità”.

A proposito di olio: il paesaggio salentino è a pezzi e avanza la Xylella in Puglia. Cosa aspettiamo per i reimpianti? Dobbiamo rifare il paesaggio.

“C’è un segnale di ripresa, ma restano i paesaggi lunari a causa delle lungaggini burocratiche. I sostegni arrivano con ritardo e difficoltà. Oggi ci auguriamo che si faccia presto”.

Cosa bisogna reimpiantare?

“Le due specie di olivo resistenti, cominciando dal leccino. Ma dobbiamo farci aiutare dal mondo scientifico a ridisegnare il territorio a seconda delle sue vocazioni. Bisogna tenere presente che c’è un’emergenza idrica in corso e non possiamo piantare tutto quello che vogliamo. È necessario fare attenzione alla disponibilità di acqua e alla vocazione del territorio. Meglio, dunque, puntare ancora sugli alberi di ulivo. È necessario finanziare sempre di più la ricerca per trovare le soluzioni migliori”.

Gli interventi più urgenti che chiedete al governo centrale quali sono?

“Ci sono centinaia di migliaia di firme contro il cibo sintetico, poi ci sarà bisogno di intervenire con lo stanziamento di ulteriori somme per ricostruire il paesaggio salentino. Le somme stanziate non sono ancora sufficienti”.

Quante risorse servono?

“Se vogliamo ricostruire il Salento ci vuole almeno un miliardo di euro: il tacco dell’Italia è stato distrutto, ma non è solo devastato il territorio, tantissime aziende sono fallite. L’intera economia è collassata e per rimetterla su e necessario un intervento deciso. Distruggendo un territorio distruggi anche l’indotto: ci sono tutta una serie di realtà che girano intorno alla produzione dell’olio, dei trasportatori a coloro che vanno a raccogliere le olive, c’è tutta la filiera da rimettere in piedi”.

Quindi ci vuole un intervento serio organico di almeno 1 miliardo di euro? 

“Bisogna intervenire anche per l’acqua: oggi la Puglia pesca a mille metri di profondità l’acqua, che sta diventando salata. Ci vuole un progetto intelligente di utilizzo di acque reflue, ma ci sono altri progetti da mettere in campo. I cambiamenti climatici, che stanno peggiorando la situazione, impongono che questo ritardo nella strategia dell’uso delle risorse idriche venga colmato”.

Le piace l’idea dell’acquedotto unico con l’Albania?

“Il problema è capire i costi-benefici, perché non possiamo diventare dipendenti di un altro paese. Abbiamo visto quello che è successo con la Russia per l’energia. Con l’acqua sarebbe peggio: tutti i progetti possono essere vagliati, ma bisogna fare grande attenzione. I progetti devono essere integrati, ci sono degli invasi che vanno completati in Puglia e poi va ristrutturata tutta l’infrastruttura che perde acqua. Bisogna riuscire a contenere l’acqua piovana, raccoglierla bene per utilizzarla e bisogna cercare di non sprecare l’acqua potabile che oggi sprechiamo per il 30%, perché le condutture sono rotte. Poi bisogna rivedere i rapporti con le regioni limitrofe, perché una cosa è fare un condotto in Albania e l’altra invece è fare un condotto che va in Molise. Pensi che la Basilicata sversa in mare tanta acqua: potremmo partire da un accordo con una regione limitrofa che non ha i nostri problemi idrici”.