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La salvaguardia del Pianeta con le case green e l’agroecologia. Federbio: “Il nostro modello supportato dai dati scientifici”

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Di recente è stata approvata in via definitiva la Direttiva europea Case Green (Energy Performance of Buildings Directive – EPBD), che introduce una roadmap per la riqualificazione energetica degli edifici, con i primi obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni al 2030 e target finale di neutralità climatica entro il 2050. Il governo italiano non ha espresso molto entusiasmo, perché si chiede dove andare a prendere i soldi per le ristrutturazioni green, che in alcuni casi possono venire a costare anche 120mila euro ad abitazione. Venerdì 12 aprile l’Ecofin (il Consiglio dei ministri europei dell’Economia) ha ratificato il testo della direttiva (approvato il 12 marzo dal Parlamento Europeo) con la maggioranza di 20 voti a favore. Hanno votato contro 2 Stati membri, ossia Italia e Ungheria, mentre si sono astenute Croazia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Svezia.

La strada è ormai segnata: ogni casa dovrà funzionare con energia pulita e dovrà essere strutturalmente in grado di non disperdere energia. L’Europa sta accelerando, ma è necessario trovare le risorse. In occasione della Giornata Mondiale della Terra, istituita dalle Nazioni Unite per sensibilizzare sull’importanza della salvaguardia del Pianeta, FederBio sottolinea il ruolo centrale dell’agroecologia, di cui il metodo biologico e biodinamico rappresentano le massime espressioni, nello sviluppo di sistemi agroalimentari resilienti, sostenibili e in armonia con gli ecosistemi. L’agricoltura biologica, che non utilizza chimica di sintesi ma si basa su tecniche di coltivazione che rispettano i cicli di vita naturali, contribuisce a migliorare la salute e la fertilità della terra, a incrementare la diversità biologica e a mitigare gli effetti sempre più estremi e frequenti del cambiamento climatico.

“Stiamo mettendo a rischio la sopravvivenza della Terra per le generazioni future – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBioUna situazione insostenibile che va al più presto invertita, incentivando la transizione verso sistemi agroalimentari rispettosi della biodiversità e degli ecosistemi naturali”. I risultati di uno studio italo-francese dell’istituto Sant’Anna di Pisa e dell’ISARA (Institut supérieur d’agriculture Rhône-Alpes) di Lione, recentemente pubblicati sulla rivista scientifica “Agronomy for Sustainable Development“, una delle più autorevoli a livello internazionale, confermano gli impatti positivi del modello agroecologico.

La ricerca ha analizzato oltre 13 mila pubblicazioni, selezionando 80 articoli pubblicati negli ultimi 2 anni. Questi documenti forniscono solide prove scientifiche sui positivi effetti sociali ed economici dell’agroecologia, nel 51% dei casi sono stati riscontrati effetti favorevoli in termini di reddito, produttività ed efficienza. Ad attestare i vantaggi ambientali, sociali ed economici derivanti da un’agricoltura diversificata anche una metanalisi pubblicata nella prestigiosa rivista Science, che ha sintetizzando il lavoro di 58 ricercatori, 24 studi, in 2655 aziende agricole di 11 Paesi. 

L’indagine ha valutato cinque strategie di diversificazione, tra cui l’inclusione di diversità animale (mammiferi, uccelli, insetti e pesci) e di piante non coltivate come fiori e siepi, ma anche diversificazione delle colture, della conservazione del suolo e dell’acqua. I risultati hanno evidenziato molteplici benefici in termini di sostenibilità, sicurezza alimentare, rese, benessere per le persone e per il Pianeta, grazie a un incremento della biodiversità e dei servizi ecosistemici.

“Sia lo studio italo-francese che la metanalisi evidenziano con chiarezza, quanto sia necessario e urgente spingere sull’acceleratore della transizione agroecologica  prosegue la Presidente di FederBio Tornare indietro sulle politiche del Green Deal dell’UE rappresenta quindi un errore strategico che continua a favorire un modello agricolo superato e insostenibile da tutti i punti di vista: ambientale, sociale ed economico. Le difficoltà di tante aziende che hanno dato origine alle proteste degli agricoltori ne sono la prova concreta. Le modifiche di quest’ultimo periodo alle politiche europee del Green Deal, hanno però mantenuto inalterato l’obiettivo del raggiungimento del 25% di terreni agricoli coltivati con metodo biologico entro il 2030, attribuendo al nostro settore una responsabilità ancora maggiore. Per tutelare il nostro Pianeta è, dunque, estremamente importante sostenere la transizione al biologico, che unisce sostenibilità, tutela degli habitat naturali, mitigazione climatica e valorizzazione dei servizi ecosistemici. Tutti possiamo contribuire a difendere il nostro Pianeta, iniziando da scelte alimentari biologiche e sostenibili, a basso impatto ambientale, attente alla prossimità di produzione e al contenimento degli sprechi”.