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Meno pioggia e neve: un anno che fa temere la siccità e, quindi, gli incendi. Legambiente chiede di ripensare l’agricoltura

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TORINO  – Nel nord Italia non pioveva e non nevicava così poco da decenni. Tra dicembre e gennaio c’è stato l’80% di pioggia in meno e il 60% di neve in meno. La situazione è particolarmente grave in Piemonte: in quelle zone è il terzo inverno meno piovoso dal 1965. L’Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente lancia l’allarme siccità, con il rischio incendi che ne scaturisce. È preoccupante anche la situazione del Po: la portata di questo importante fiume scende del 34%. Piemonte e Lombardia hanno gli stessi problemi. Ma anche al sud i segnali non sono confortanti: la Sardegna ha subito una decrescita importante delle piogge. La terra in questo modo non può cibarsi e l’agricoltura ne risente. Nella pianura veneta la siccità è di media entità. Insomma, a febbraio già scattano i campanelli d’allarme. L’aridità dei terreni, il vento forte e altri fattori rischiano di favorire gli incendi. Nel primo mese di quest’anno sono stati registrati più incendi rispetto all’anno scorso.

Cosa si può fare? Innanzitutto non ignorare questi importanti segnali del cambiamento climatico in corso. Il pianeta ci chiede una rivoluzione “green”, ma anche un’agricoltura sostenibile, che non sprechi la grande risorsa dell’acqua. Secondo il responsabile scientifico di Legambiente Lombardia, Damiano Di Simine, bisogna immaginare una nuova agricoltura, che sappia convivere con la scarsità di acqua, svoltare con le coltivazioni (puntare meno sul mais, che ha bisogno di tanta acqua, e di più sul girasole o sorgo). L’agricoltura assorbe il 70% della risorsa idrica, dunque, bisogna aprirsi a tecniche di irrigazione più attente, al riutilizzo dell’acqua e a colture più sostenibili.