Proteggere fiumi e laghi dall’inquinamento agricolo, industriale e domestico: ecco come

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    Fiumi e laghi italiani sono uno straordinario patrimonio paesaggistico, naturale, agricolo e turistico: sono una risorsa idrica preziosa. Le norme comunitarie hanno fissato degli standard di qualità delle acque, sotto i quali non si può scendere. Il monitoraggio dev’essere costante. In Italia il 48% dei laghi e il 75% dei fiumi presentano uno stato chimico buono, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che periodicamente monitora i parametri ambientali sia chimici che naturali di 347 laghi e 7493 fiumi. Non è giudicato buono lo stato delle Alpi orientali e dell’Appennino settentrionale. Scarseggiano i dati per l’Appennino meridionale e la Sicilia. I laghi con le acque più in salute sono quelli della Valle d’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Abruzzo, Molise e la provincia di Bolzano.

    Bisogna eliminare principalmente i rischi che nelle acque ci finiscano nitrati e fosfati, composti delle attività agricole che facendo sviluppare la vegetazione acquatica riducono l’ossigeno a disposizione degli abitanti delle acque. Ancora più rischiosi sono i metalli pesanti,  i derivati dei pesticidi, i solventi e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), che spesso finiscono nelle acque. Tutti questi elementi, insieme alle microplastiche generano fenomeni di bioaccumulo (i veleni vengono accumulati nei pesci, nell’acqua e negli esseri viventi per poi rischiare di finire sulle nostre tavole) e di biomagnificazione (moltiplicazione della quantità di contaminante nelle cellule viventi per effetto del passaggio attraverso la catena alimentare). Tra pesticidi, scarti industriali, inquinanti organici persistenti (POP), riconosciuti come tossici (per esempio DDT e PCB), le nostre acque subiscono una minaccia costante.

    Cosa possiamo fare per proteggere queste risorse dal valore inestimabile? Cominciamo con l’eliminazione di plastiche, imballaggi, cicche di sigarette e altro nei pressi delle nostre risorse idriche. Il primo passo è saper gestire bene i rifiuti ed eliminare l’inquinamento domestico. Poi, promuoviamo l’agricoltura biologica e cerchiamo di limitare al massimo l’uso di pesticidi. Tutelare le acque è un obiettivo europeo dell’Agenda 2030, quindi evitare che gli scarichi chimici e fecali creino un disastro ambientale. Il monitoraggio dev’essere costante. In Veneto l’inquinamento industriale da PFAS dei fiumi ha fatto molto discutere. Le ricerche dell’Università di Padova condotte dalla squadra del professor Carlo Foresta hanno messo in luce le ricadute gravi andrologiche sulla salute umana. L’acqua è vita e la vita va difesa.