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Rapporto spiagge 2022, l’allarme di Legambiente: concessioni balneari a quota 12.166, il 46% delle coste sabbiose è soggetto a erosione, il 7,2% è inquinato

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Le spiagge libere si stanno riducendo sempre di più e non è solo colpa dell’erosione costiera. Sulla diminuzione incide pesantemente la crescita in questi anni delle concessioni balneari che toccano quota 12.166, l’aumento dell’erosione costiera che riguarda circa il 46% delle coste sabbiose, con i tratti di litorale soggetti ad erosione triplicati dal 1970, e il problema dell’inquinamento delle acque che riguarda il 7,2% della costa sabbiosa interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento. La Direttiva europea Bolkestein pesa come una spada di Damocle sulle teste dei vecchi concessionari, dopo la sentenza a sezioni riunite del Consiglio di Stato che ha sancito l’impossibilità di aggirare l’obbligo delle gare fissato per il 2024. Ma le elezioni politiche del 25 settembre 2022 potrebbero riservarci non poche sorprese.

A fotografare la sistuazione  delle spiagge è il nuovo rapporto di Legambiente “Spiagge 2022”, una panoramica sulla situazione delle nostre coste che pone l’accento in particolare su alcuni nodi da risolvere subito  come la scarsa trasparenza sulle concessioni balneari, i canoni per buona parte ancora irrisori, la non completezza dei dati sulle aree demaniali e soprattutto l’assenza di un regolare e affidabile censimento delle concessioni balneari. Il dato sui canoni di concessioni è fermo al 2021. Parliamo di 12.166 concessioni per stabilimenti balneari. In alcune Regioni troviamo dei veri e propri record a livello europeo, come in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari. Nel Comune di Gatteo, in Provincia di Forlì e Cesena, tutte le spiagge sono in concessione, ma anche a Pietrasanta (LU), Camaiore (LU), Montignoso (MS), Laigueglia (SV) e Diano Marina (IM) siamo sopra il 90% e rimangono liberi solo pochi metri spesso in prossimità degli scoli di torrenti in aree degradate. Non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione. Un’anomalia tutta italiana a cui occorre porre rimedio.

Per quanto riguarda l’erosione, invece, “se si considera che uno stabilimento balneare italiano ha una grandezza media di 3.364 metri quadri, secondo i dati di Cna Balneatori, si può dire che in 50 anni siano scomparse spiagge pari a 11.900 stabilimenti balneari, quasi lo stesso numero di quelli presenti ad oggi”. “Uno dei problemi è che continuiamo ad inter- venire con opere rigide come pennelli e barriere frangiflutti, che interessano almeno 1.300 km di costa – si spiega nel report – Queste opere vengono realizzate a difesa di spiagge, ma anche porti ed edifici, oltre che di un settore, come il turismo, che ha un peso rilevantissimo per l’economia italiana. Ma esiste un problema di quantità della spesa pubblica e anche di qualità a fronte di interventi dai risultati quanto meno deludenti. La spesa per questi interventi supera i 100 milioni di euro all’anno che non solo è meno di quanto lo Stato incassa dal maiore (LU), Montignoso (MS), Laigueglia (SV) e Diano Marina (IM) siamo sopra il 90% e rimangono liberi solo pochi metri, spesso agli scoli di torrenti in aree inquinate. Per non parlare dei canoni che si pagano per le concessioni, ovunque bassi, e che in alcune località di turismo di lusso come la Costa Smeralda o la Versilia, risultano vergognosi a fronte di guadagni milionari. Comunque, si sta entrando in un’era nuova anche per quanto riguarda le concessioni balneari: si premiano sostenibilità nella gestione e gli interventi di riqualificazione ambientali previsti, l’utilizzo di strutture leggere e facilmente amovibili, la possibilità di accesso alla spiaggia nei mesi invernali e la libera visuale del mare.

“Non mancano comunque le note positive. Nel report vengono anche segnalate le buone pratiche contro l’erosione costiera per la gestione dei litorali e varie storie di stabilimenti che puntano su un’offerta green e di qualità” – spiega in un comunicato di Legambiente.