Report Mare Monstrum 2022, Legambiente punta il dito sulle aggressioni al sistema marino: Campania, Sicilia e Puglia ai primi posti

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Oggi è stato pubblicato il report di Legambiente che accende i riflettori sulle pressioni illegali che danneggiano il nostro ecosistema marino: dall’abusivismo edilizio al deficit di depurazione, dagli sversamenti di liquami inquinanti d’ogni tipo fino all’assalto al patrimonio ittico e alla biodiversità. “C’è chi il mare lo ama davvero e s’impegna a tutelare le sue straordinarie risorse, a cominciare da quelle ittiche. Oppure a valorizzarne le potenzialità per affrontare altre sfide, come quella dei cambiamenti climatici, producendo energia pulita con l’eolico offshore, ben progettato e realizzato. E chi lo saccheggia e lo inquina, trasformandolo in una discarica di rifiuti incurante delle conseguenze. Chi tutela la bellezza delle nostre spiagge e coste e chi le cementifica, magari abusivamente. Chi s’impegna a salvaguardare le aree marine protette, gemme preziose anche per la biodiversità. E chi ignorando regole e divieti, non resiste alla tentazione di farci un bagno, anche a costo di causare, con un motoscafo o un gommone, seri danni ambientali”.

Questo è l’incipit di un report dai numeri inquietanti: “55.020 mila i reati contestati nel 2021 alla media di 7,5 ogni chilometro di costa, ossia un illecito ogni 133,3 metri, 24.900 le sanzioni, 20.485 le persone arrestate o denunciate, 7.021 i sequestri, 392 le società denunciate e 270 quelle sanzionate. Tra sequestri e sanzioni, il business del mare violato è di oltre 626 milioni di euro, in flessione rispetto al 2020: la maggior parte delle misure riguarda l’inquinamento e i rifiuti, con oltre 577 milioni di euro”. Nella 23esima edizione del rapporto Mare Monstrum, elaborato dall’Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente su dati di forze dell’ordine e Capitanerie di porto, spiccano 3 bellissime regioni del sud al primo posto. Infatti, a guidare la classifica delle aggressioni all’ecosistema marino su base regionale è, anche nel 2021, la Campania, seguita da Sicilia, Puglia, Toscana, Calabria e Lazio. Prima regione del Nord è il Veneto, mentre nelle quattro regioni a “tradizionale presenza mafiosa” – Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – si concentra il 46,1% di tutti i reati e gli illeciti amministrativi accertati nel nostro Paese.

“Analizzando, invece, i reati per chilometri di costa, la classifica cambia radicalmente: qui il primo posto è della Basilicata, seguita da Abruzzo, Molise, Emilia-Romagna, Veneto e Campania – spiega un comunicato di Legambiente – Il fattore di pressione di gran lunga prevalente rimane quello del ciclo illegale del cemento, dalle villette abusive all’occupazione illegale delle spiagge, che da solo rappresenta il 50,3% del totale degli illeciti accertati, seguito dall’illegalità connessa ai fenomeni d’inquinamento e alla gestione dei rifiuti (25,3%) e dalla pesca di frodo (20,8%). Chiudono questa classifica, con il 4%, le violazioni relative al Codice della navigazione anche nelle aree marine protette”.

PUGLIA, CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA

L’abusivismo edilizio domina in Puglia: anche nel Salento gli sfregi all’ecosistema marino vanno avanti. Nardò è il comune con il maggior numero di pratiche aperte (65 fascicoli), come spiega il report di Legambiente. “Nel mese di maggio, nel comune di Diso, sulla costa orientale della penisola salentina, i Carabinieri forestali hanno sequestrato 17 edifici su indicazione della Procura della Repubblica di Lecce. Secondo i magistrati, la lottizzazione, su un’area di 25mila metri quadrati sottoposta a vincolo paesaggistico, in località Marina dell’Aia, è abusiva e per questo hanno iscritto 35 persone nel registro degli indagati. Il Comune avrebbe rilasciato i per- messi edilizi senza aver prima acquisito il parere della Sovrintendenza e il piano di lottizzazione non sarebbe stato sottoposto a Valutazione ambientale strategica. Il rilascio dei nulla osta avrebbe interessato anche lotti che ricadono nel perimetro del parco naturale regionale “Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e bosco di Tricase”, dove vige un vincolo alle sole attività agricole, pastorali e forestali.

Alla fine del 2021 la titolare di un noto stabilimento balneare di Porto Cesareo è stata condannata dal tribunale di Lecce a una pena di un anno e mezzo per aver realizzato nel corso di diversi anni una serie di opere abusive ad ampliamento e corredo della sua attività. In corso di indagini, la Capitaneria di porto aveva appurato, tra le altre cose, la costruzione di parcheggi, di immobili adibiti a camere e di porticati, l’ampliamento del locale pizzeria e la copertura irregolare di alcune sale: tutti lavori privi di autorizzazioni in un’area su cui vigono il vincolo paesaggistico e quello idrogeologico”.

LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE

Legambiente propone di affidare ai prefetti il compito di demolire gli edifici abusivi che i comuni si attardano a eliminare. Poi è necessario un rilancio, costruzione e messa in regola su scala nazionale dei sistemi fognari e di depurazione. Secondo gli ambientalisti è necessario rendere più efficienti i sistemi di controllo e far funzionare bene le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. I controlli dovrebbero essere rafforzati anche in mare per evitare lo scarico di rifiuti da qualsiasi tipo di imbarcazione. In ultimo, per Legambiente è necessario porre fine alla pesca illegale con delle azioni sinergiche da parte delle istituzioni.