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Tutto pronto per il marchio “Made in Italy bio”, un faro per i consumatori che vogliono mangiare cibo naturale e senza chimica

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ROMA – Nella società dell’informazione non è più possibile lasciare che il consumatore metta a tavola inconsapevolmente cibi pieni di additivi e prodotti chimici nocivi. Avanzano i prodotti naturali, ma bisogna evitare gli imbrogli. Sappiamo che in una bottiglia di vino possono finirci centinaia di additivi, ma siamo consapevoli anche che vengono prodotte sempre più bottiglie di vino biologico di grande qualità. Il consumatore può scegliere senza perdere il gusto del buon “nettare degli dei”. Ma c’è la necessità di aiutare l’acquirente  nella scelta con un marchio inconfondibile, che distingua la “filiera naturale” e biologica da quella che non lo è. Oggi il cibo biologico può essere offerto anche nelle mense scolastiche, ma è necessario un ulteriore sforzo dell’esecutivo. FederBio esce soddisfatta dal Tavolo che si è tenuto di ieri al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, presieduto dal Sottosegretario D’Eramo, nel corso del quale è stata presentata una prima bozza e un percorso di lavoro sul Piano d’azione nazionale per il biologico, in attuazione della legge sul biologico approvata dal Parlamento un anno fa e degli indirizzi dati dalla Commissione europea con il Piano d’azione europeo di settore.

FederBio ritiene positivo che gli assi inseriti nel Piano d’Azione facciano riferimento a una strategia che riguarda sia l’aumento della domanda interna sia l’incremento della produzione di prodotti bio, in linea con l’obiettivo del raggiungimento del 25% di superficie coltivata a bio entro il 2027 previsto dal Piano Strategico Nazionale della PAC. Importante, inoltre, l’asse dedicato a Ricerca e Innovazione, indispensabile per rafforzare ulteriormente il contributo del biologico alla sostenibilità dei sistemi agricoli e alimentari. Il Piano contiene misure fondamentali per lo sviluppo del mercato, a partire dal marchio “Made in Italy bio”, strumento che contribuisce a valorizzare il ruolo degli agricoltori e l’origine della materia prima oltre a rafforzare sia la promozione sia l’export, già in grande crescita. Le vendite di prodotti agroalimentari bio italiani si attestano nel 2022 a 3,4 miliardi di euro, con un incremento del +16% rispetto all’anno precedente. FederBio apprezza, inoltre, la spinta ulteriore verso le mense biologiche con la proposta di raddoppiare l’investimento sul Fondo per le mense scolastiche bio.

A sostegno della produzione, la Federazione ritiene fondamentale consolidare l’integrazione nel Piano d’Azione per il biologico con le principali programmazioni previste per il settore agroalimentare, come il Piano Strategico Nazionale della PAC, il PNRR, il Piano d’azione per l’uso sostenibile dei pesticidi. In particolare sul Piano Nazionale della PAC FederBio auspica che, oltre alle risorse destinate alle misure a superficie per conseguire il traguardo del 25% di bio, un’analoga percentuale di risorse sia resa disponibile per assistenza tecnica, consulenza e formazione alle imprese, promozione, comunicazione e per lo sviluppo dei Distretti biologici. Importante, inoltre, la linea del Piano d’Azione dedicata a potenziare l’organizzazione delle imprese attraverso reti, associazioni di produttori e l’interprofessionalità, che per FederBio rappresenta un elemento centrale in questa fase di sviluppo del settore.

«Abbiamo particolarmente apprezzato la velocità e il metodo di lavoro del Sottosegretario, improntato sulla concertazione e collaborazione con tutto il sistema. È importante che si sia arrivati finalmente a un confronto nel merito. Partendo da questa buona base di lavoro sul Piano d’Azione per il biologico, FederBio si sente impegnata a portare il proprio contributo. È inoltre necessario condividere con il Governo e le altre associazioni, chiare  indicazioni di priorità e strumenti concreti per l’attuazione del Piano. Poniamo inoltre l’esigenza d’inserire una linea relativa alla fiscalità ambientale, chi sceglie metodi produttivi a favore dell’ambiente, infatti, dovrebbe poter usufruire di un regime fiscale agevolato, che comprenda la riduzione dell’IVA e la possibilità di portare il costo della certificazione bio a credito d’imposta. Sarebbe un segnale importante nella direzione della transizione ecologica dei sistemi agricoli e alimentari» – ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio.