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Un Ministero del Mare per la salvaguardia delle risorse biologiche e per la blue economy. Serve una visione nuova

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ROMA – In questi giorni si è aperto un dibattito sulla necessità di istituire un Ministero del Mare per valorizzare e tutelare le filiere marittime, per fare rete e dare voce a settori economici che rappresentano il 2,6% del PIL (39,5 miliardi di euro), ma che ancora possono crescere. L’acqua che bagna la penisola italiana è una grande ricchezza, anche sul piano energetico, se si pensa a quanto potrebbe essere produttivo l’eolico galleggiante sul piano dell’autonomia energetica. Dunque, il mare che produce ricchezza attraverso il turismo, ma anche energia. L’idea del Ministero del Mare è stata già lanciata da Fratelli d’Italia nella scorsa legislatura (era il 2018): è stato presentato un disegno di legge a firma di Adolfo Urso, che ha riscontrato diverse adesioni bipartisan. L’Italia, immersa nel Mediterraneo, deve saper valorizzare la sua posizione strategica sul piano dei trasporti marittimi, con le gradi sfide della sostenibilità e dei maggiori collegamenti. Salvaguardia delle risorse biologiche e blue economy sono i temi centrali da affrontare con una visione governativa chiara.

Le battaglie sono tante: valorizzazione del mare, gestione di una pesca sostenibile, acquacoltura, servizi ecosistemici, energie rinnovabili marine offshore, blue economy, pianificazione dello spazio marittimo, cambiamenti climatici, intrusione salina, turismo e portualità, sviluppo sostenibile delle aree marino-costiere, politica marittima integrata, biodiversità, green deal europeo. La questione della nascita di un Ministero del Mare non è semplice, però, sul piano burocratico, perché fa parte delle “questioni marittime” anche la gestione delle spiagge, che ora sono nelle mani di un altro Ministero. Insomma, è necessario evitare confusione e conflitti ministeriali. Una gestione più smart dei porti potrebbe consentire la diminuzione del traffico su gomma. Le “autostrade del mare” devono essere potenziate. La sfida è partita. Serve un buon governo, con le idee chiare.